È arrivato il tempo della vendemmia e insieme sono arrivate le Pesche della Vigna. Per anni ho visto nei filari superstiti di casa mia questi alberini non tanto grandi esili, che arrivato settembre, più o meno al tempo della raccolta dell'uva, davano i loro frutti delle peschine gialle venate di rosa.
Ho sempre pensato si trattasse di un frutto selvatico perché rispondeva alle caratteristiche di molti selvatici: frutti piccoli, che si riproduce da seme (nocciolo).
In realtà anche grazie a un mio amico che ha vissuto nel Chianti, ho scoperto che si tratta di una varietà antica: Il Pesco della Vigna. Chiamato così perché veniva piantato nei filari di viti, per dare ristoro durante la vendemmia. Infatti ha un sapore dolce ma con un retrogusto amarognolo, che lascia dissetati, rifocillati. Questo alberino è molto resistente a molte avversità del Pesco, quali la bolla, in cui si vedono le foglie accartocciarsi e tingersi di rosso fuoco. La bolla del Pesco, un fungo, che può risultare fatale per molti peschi innestati (si perché quasi tutti sono degli innesti) o comunque diminuirne la produttività, se non opportunamente trattati, con un fungicida. In biologico si usa la poltiglia bordolese un composto contenente solfato di rame e idrossido di calcio oppure ultimamente si sta provando la propoli, che sembra essere molto utile a questo scopo.
Negli anni avevamo provato a mettere a dimora peschi innestati di vario genere, ma senza successo. Sottovalutavamo quello che avevamo già in campo, che pure utilizzavamo e consumavano.
A un certo punto ci siamo accorti che non dovevamo andare lontano per trovare quello che volevamo. Era lì, esile ma forte con i suoi frutti profumatissimi, che ha sostenuto generazioni di agricoltori.
E abbiamo smesso di cercare lontano dal nostro naso, anche per le altre specie concentrandoci sul recupero di tutto quello che è locale. Un giorno guardando in una riproduzione di un erbario tedesco di metà del 1500 ho trovato il mio pesco.. Lo chiama semplicemente pesco, segno che la specie che ha originato tutte potrebbe essere questa. Ne esiste una rossa di buccia e di polpa che spero di trovare da queste parti perché mi piace molto... Vedremo..
Qualche nota in più... Se si piantano i noccioli la pianta che si ottiene ogni volta è simile alle altre ma leggermente diversa, come un figlio da un genitore: foglie più piccole o più grandi, più amaro o più dolce, frutti più o meno rosati più o meno grandi. È la sua bellezza.
Devo aggiungere che con questa pesca, dalla buccia leggermente pelosa, si fanno anche delle marmellate buonissime.
Quando guardo questo pesco mi ricordo che non devo mai sottovalutare quello che sembra esile o quello che c'è già, perché nasconde spesso una grande forza ed è un grande tesoro.
Un abbraccio
Agrifoglio
Ma che bella la storia dell'utilità dei peschi di vigna! E pensavo che ormai, che è praticamente autunno le pesche non ci fossero più. Se ti avanza un nocciolo, me lo mandi? Solo se ti avanza che non sai che farne. Proverei a piantarlo nel micro giardinetto di mio suocero al mare dove prima aveva un melograno. Non so se il terreno è adatto, e la salsedine col clima umido gli fanno ammalare le piante, ma mal che vada non crescerà niente o non riuscirà a svilupparsi. Ribadisco: solo se hai un nocciolo che non sai dove piantarla tu, che tanto la possibilità di riuscita in quel giardino sono ridotte all'osso.
RispondiEliminaUn abbraccio grande cara Silvia