E' un po' di tempo che mi imbatto nel concetto di non giudicare... Un concetto apparentemente inclusivo compassionevole, che in fondo non lo è così tanto come pensiamo o meglio lo sarebbe se applicato con criterio da chi lo professa come un dogma.
Partendo dal presupposto che siamo esseri senzienti, con una mente, che tutto il tempo analizza e giudica, questa cosa è estremamente complicata. Dicono che non siamo la nostra mente, io credo che invece siamo ANCHE la nostra mente, proprio per il fatto di avere un corpo, quello che proviamo sia sempre lì di sottofondo, anche se riusciamo ad osservarlo con una certa pace interna. Osservare il processo del pensiero, ci può calmare, può aiutarci a dominare in parte la mente, può aiutarci a fare quello che il vero non giudizio secondo me dovrebbe implicare, io ho un pensiero, un giudizio, ma lo sospendo temporaneamente per compassione (compassione significa con lo stesso sentimento) per capire meglio chi ho davanti, per aiutare.
E qui veniamo a un altro punto del non giudizio, se giudichi, chi teoricamente pratica il non giudizio ti giudica a sua volta poco evoluto, poco compassionevole, ti colpevolizza per non essere abbastanza. Ci trovate niente che stona? Esatto, la mancanza di non giudizio, l'empatia e la compassione per l'altro.
Qualcuno lo chiama bypass spirituale e lo applica in altri contesti, ma funziona bene, anzi benissimo anche in questo. E' il detto della trave e della pagliuzza, qualcuno se lo ricorda?
Insieme al non giudizio, per i molti che lo applicano, c'è il dovere dell'ascolto passivo da parte dell'altro. Se si ha un problema, l'altro deve essere lì, solo con la sua presenza a incamerare il dolore cedendo energia perchè guai a dare un consiglio non richiesto, perchè quello che conta è solo il giudizio che uno ha di sè. Egoriferito, se trattato così. Se uno viene da me con un problema è ridicolo dirmi che non vuole una soluzione, se è disperato,se non sa cosa fare, non sono io che lo voglio risolvere o aggiustare, è lui in primis a volerlo, se no, se uno vuole solo vicinanza vi dirà che ha bisogno di compagnia e non ha voglia di parlarne. Legittimo e implica uno cambio paritetico, un sostegno emotivo di sola presenza, che lo ritengo ottimo, se uno non ha bisogno di soluzioni in quel momento.
Io mi ritrovo a ricevere risposte preconfezionate, a questi dubbi, che mi parlano di non voler essere messi in discussione. Io credo che ci sia anche questo, nel venire al mondo, nell'essere qui, in qualche modo abbiamo deciso di imparare e di metterci in discussione, di fare esperienza del mondo come dicono alcune filosofie e religioni che seguono proprio queste teorie.
Si crede che il caso non esista, che l'universo mandi messaggi, ma secondo molti non giudicanti quelli attraverso gli altri, venuti sotto forma di giudizio, consiglio, non contano, non vanno bene, non devono essere dati senza richiesta. Ma l'universo non credo che funzioni così. I messaggi arrivano da ovunque siamo in grado di averli. Oh, ovviamente non tutto è un messaggio, ci mancherebbe.
L'altro, secondo questo modo di ragionare, va bene solo se è lì per dare energia e non per fare da specchio e dire cose sia piacevoli che spiacevoli. La comunicazione in questo caso, secondo me, diventa unilaterale, si prende tempo ed energia e non costruisce niente.Sono andata da qualcuno a parlare dei miei problemi, l'altro deve essere libero di parlare. Sta a me, decidere se applicare o non applicare il consiglio, accettare quello che lo specchio di un altro mi dice, in questo senso siamo noi con il nostro giudizio a essere padroni di noi stessi. Ascoltare, anche il cosiddetto sciocco del villaggio, il candido, potrebbe rivelarsi molto utile. Ognuno di noi ha messaggi, esperienze utili agli altri, che arrivano quando devono, non quando vogliamo noi. L'altro non è un nastro, un dvd, un motore di ricerca che deve andare quando vogliamo noi, premendo invio.
E' ovvio che nel fare tutto questo ci voglia discernimento, compassione ed empatia, ma nemmeno l'Universo a volte è carino con noi..Quante volte ci ha preso a calci? Fatto scherzi, inviato cose spiacevoli? E l'altro non è altro che parte dello stesso Universo e chiedendogli certe cose lo sminuiamo nel suo essere pari, uguale a noi. La vera non-dualità e il vero non-giudizio spesso implicano accettare la realtà così com'è, compreso il giudizio altrui, o no?
In questo senso si costruisce un senso di comunità, e un individuo equilibrato che giudica con l'ausilio della compassione, dell'empatia.
Cosa centravano le nuvole? Forse perchè ci vediamo quello che siamo, quello che vogliamo e forse queste mie idee saranno giudicate, ironia della questione, inadatte, sbagliate ma io sono sicura di averci riflettuto a lungo, tenendo conto anche dei vari possibili bias cognitivi...come si dice in gergo.
Voi cosa ne pensate? Ovvio che non sto parlando di manipolatori, o gente senza empatia.
Un abbraccio
Agrifoglio
Nessun commento:
Posta un commento